Per una cultura d'attore

MARIAPAOLA PIERINI 13 APRILE 2021

Pubblicato in: L’attore nel cinema italiano contemporaneo. Storia, performance, immagine, a cura di A. Minuz, P. Armocida, pp. 19-38. Marsilio, Venezia 2016.

«C’è sempre un po’ di dilettantismo, di nomadismo, d'iimprovvisato nei nostri attori. Le elaborazioni minuziose, capillari, sono ignorate. L’intuizione può supplire in parte, ma non riesce mai a dare quella pastosità intensa di luci che dà la preparazione, il lavorìo critico». Sono passati esattamente cent’anni da quando Gramsci recensiva lo spettacolo di un attore ormai dimenticato, Annibale Betrone, ma le sue parole ci offrono una suggestione e confermano la sensazione di vago sconforto che si prova di fronte alla qualità instabile delle prestazioni dei nostri attori e delle nostre attrici. È come se mancasse qualcosa– «la preparazione, il lavorìo critico»?– e, restando alla produzione audiovisiva, è diventato ormai un luogo comune affermare che la maggioranza dei nostri attori non sono adeguati o abbastanza bravi, soprattutto se raffrontati agli stranieri – gli americani in particolare.

Condividi