Cuori
La via italiana al medical d’epoca: visita sul set di Cuori
Cuori
A cura di Emiliano Rossi.
Tra le sessioni di ricerca sul campo condotte dall’unità bolognese di F-Actor, da segnalare due giornate trascorse sul set della seconda stagione di Cuori, serie co-prodotta da Rai Fiction e Aurora Tv, in onda in autunno. La serie, dedicata a un gruppo di pionieri della medicina che negli anni Sessanta rivoluzionò l’allora nascente cardiochirurgia, è ambientata e interamente realizzata a Torino, nei teatri di posa Lumiq, dove il 14 novembre 2022 e il 16 gennaio 2023 Elisa Farinacci ed Emiliano Rossi hanno potuto toccare con mano la complessità di una simile operazione editoriale e industriale. Dallo scambio con i reparti (costumi, sartoria, scenografie) si è compresa l’accuratezza della fase di scavo storico che ha preceduto la lavorazione in studio; in particolare, sia la sceneggiatura, sia la ricreazione degli ambienti ospedalieri sono sviluppati sulla base di documentari, materiale iconografico e testimonianze dell’epoca, permettendo al titolo di emergere anche come un affresco sociale del tempo narrato. 50 collaboratori per ciascuna delle due troupe, 17 settimane di lavoro a pieno ritmo, decine di attori e figurazioni: Cuori nasce dalla sinergia della Film Commission piemontese con il Centro di Produzione Rai locale, e costituisce una sfida importante anche per il cast artistico, poco avvezzo al genere medical. Nelle interviste condotte con Marco Bonini, Carmine Buschini, Chiara Degani, Pilar Fogliati e Daniele Pecci si evidenzia la specificità della preparazione necessaria per questi ruoli (dalla padronanza di un lessico specialistico ai movimenti in scena), supportata anche dal costante confronto sul set con chirurghi ed esperti di cardiologia. Come ha raccontato Buschini (giovane attore a lungo identificato con Braccialetti rossi, oggi libero dalla maschera dell’adolescente), l’argomento sanitario impone “un’ancora maggiore sensibilità nell’interpretare i propri personaggi, […] con empatia nei confronti dei finti pazienti […] e il dovere di trovare la giusta intenzione emotiva e temperatura in scena”. Secondo Fogliati, protagonista femminile della serie, “il personaggio della giovane cardiologa diventa qui emblematico anche delle conquiste femminili”, promuovendo messaggi di empowerment e uguaglianza di genere (pur sullo sfondo di un pay gap, a parità di ruoli scritturati, di cui gli intervistati denunciano la persistenza nel settore dell’audiovisivo nazionale). Tra i temi trattati, il ruolo dei coach, gli iter di reclutamento, i margini per l’improvvisazione, la responsabilità di diventare dei “volti Rai” (Fogliati: “senti che fai l’attrice nel tuo Paese”), il sempre minor timore di sperimentare con la tv, la gestione della popolarità e della pressione dei media, la vicinanza (o la lontananza) ai social per alimentare la visibilità. Parte delle domande al cast hanno riguardato il rapporto con gli agenti (“spesso si crea una vera e propria dipendenza”, rivela Degani), il ricorso all’ego come difesa psicologica (e l’importanza di “sgonfiarlo” e “riatterrare coi piedi per terra” secondo Fogliati), i carichi di lavoro (Buschini: “la fiction è come una prestazione atletica”, Fogliati: “bisogna far sembrare fluido e naturale ciò che è fatto a pezzettini, […] senza perdere la cognizione del tempo, e portando comunque a casa il risultato”), la precarietà e le lunghe attese che costellano il mestiere, ma pure la reticenza a parlare di “successo”, “punti d’arrivo” e “traguardi”.