Luigi Fedele

Intervista a Luigi Fedele

SILVIA VACIRCA 10 GIUGNO 2022

Per la serie di interviste dedicate agli attori italiani emergenti (focus group), appartenenti alla cosiddetta “Generazione Z”, volte ad analizzare le pratiche che determinano la validazione professionale dell’attore nei discorsi sociali da una prospettiva di genere, abbiamo intervistato Luigi Fedele. Nato nel 1998 a Pisa, Luigi Fedele esordisce ne La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010), con Maya Sansa. Il suo ruolo in Quanto basta (Francesco Falaschi, 2018), gli vale una menzione al Premio Graziella Bonacchi, Nastri d’argento 2018. Nel 2016 aveva interpretato Ferro in Piuma (Roan Johnson, 2016), in concorso a Venezia. Nel 2022 è Johnny ne La notte più lunga dell'anno (Simone Aleandri, 2021), con Ambra Angiolini e Francesco Di Napoli.

Per prima cosa le chiederò di ripercorrere un po’ il suo percorso di vita, in particolare vorrei che pensasse alla sua infanzia…

Sono nato a Pisa, in realtà. Perché i miei lavoravano lì. I miei genitori sono di Formia, una città del basso Lazio. Mi sono trasferito a Roma che ero molto piccolo. Sono un romano adottivo, da quando avevo cinque anni.

Che lavoro fanno i suoi genitori?

Rispetto a quello che faccio io tutt’altro perché sono medici e quindi con l’arte non c’entrano molto.

Com’è entrato a contatto con il mondo dello spettacolo la prima volta?

Sono venuto a Roma e ho cominciato a fare teatro, avevo circa sei anni, in un teatrino costruito in un seminterrato vicino a dove abitavo. Non so veramente per quale motivo ho cominciato però mi sono avvicinato al teatro, per qualche strano motivo.

Come ha conosciuto questo teatro?

Il teatro era davanti casa, ci passavo sempre per andare a scuola e un giorno ho chiesto a mia madre se mi iscriveva lì e lei mi ha iscritto. E al cinema ci sono arrivato anche lì abbastanza casualmente perché Ascanio Celestini stava cercando il suo protagonista bambino per il suo primo film, La pecora nera, e mi trovò a scuola. Mi prese a scuola che avevo dieci anni circa, e quindi è stato quello il mio battesimo.

Come si è svolto il provino per "La pecora nera"?

L’aiuto regia del film aveva un figlio che era in classe con mio fratello e, casualmente, quel giorno il figlio era venuto a giocare a casa di mio fratello, a casa mia quindi, e quando la mamma lo venne a prendere mi chiese se volevo andare a fare questo provino. Io ci andai e Ascanio vide qualcosa in me, non so cosa. È stato un battesimo di fuoco perché era un film d’autore di un certo tipo, andò anche a Venezia.

Quindi aspirava alla carriera attoriale o era un hobby?

La vedevo come un gioco, giocavo a fare teatro. Poi quando ho fatto i primi film l’ho vista come un gioco. Piano piano, ho capito che era un gioco che potevo fare seriamente. Forse a diciotto anni, dopo la scuola, quando sono entrato in Accademia, alla Silvio D’Amico, dove ho avuto una formazione a 360 gradi, avendo avuto altre esperienze e vedendo che era una cosa che mi piaceva, che era un buon mezzo per esprimermi, ho deciso che poteva diventare qualcosa di più.

Secondo quali criteri ha scelto questa scuola, in particolare?

Feci l’esame sia in Accademia che al Centro sperimentale, e fui preso a entrambe. Scelsi l’Accademia perché a sentimento sentivo che era un posto più giusto per me, e soprattutto era una formazione legata al mestiere dell’attore forse più a 360 gradi. Anche perché avevo avuto tante esperienze di cinema soprattutto, e ho pensato che un’accademia mi avrebbe fatto crescere di più a livello fisico, del corpo, della voce.

Che ricordo ha di questi anni in accademia?

Un bel ricordo. Credo dipenda molto da chi sei. Un percorso faticoso perché avevi l’impressione di stare in un monastero, gli orari erano dal lunedì al sabato dalle 9 alle 19. La vita sociale era solo lì dentro, anche uscire il sabato sera era faticoso dopo dieci ore di lezione. Mi ha dato tantissimo anche se non credo che possa insegnare il talento, perché il talento non si può insegnare, però può coltivare un terreno fertile per cui se hai un’idea da attore o da artista il seme dell’idea può germogliare meglio.

Quali sono gli obiettivi professionali che ritiene di avere raggiunto e quali desideri ha? Per esempio, qual è stato il suo primo film importante?

Il film più importante è stato forse Piuma, perché è stato il primo ruolo da protagonista assoluto, che andò a Venezia. Poi però ne sono venuti altri che ritengo comunque importanti. Credo che a prescindere dalla grandezza del ruolo ogni parte è importante allo stesso modo perché stai dicendo qualcosa che senti, vuoi trasmettere un certo tipo di sentimento. Ogni parte è una parte di te che hai espresso unicamente in quel film.

Com'è arrivato a fare "Piuma"?

Anche qui c’è un aneddoto…Durante l’adolescenza ero preso da tutt’altro, non pensavo ancora a fare l’attore sul serio. Avevo comunque un’agenzia che mi mandò una richiesta di incontro che non arrivò mai, destino. Ma una mia amica andò a fare il provino che avevano chiuso i casting, e le chiesero se conosceva un ragazzo romano, un po’ casinista. A quei tempi lo ero di più di adesso, gli diede il mio nome e andai a fare questo provino allo scadere del casting.

Come si è svolto?

Era su parte.

E dopo, quali sono stati i passaggi successivi della sua carriera?

Dopo Piuma, un anno dopo ho girato Quanto basta, un’esperienza completamente diversa perché prima facevo un ragazzo che somigliava a me, era molto più riconducibile a me, a come sono io. E poi mi presero per fare un ragazzo con la Sindrome di Asperger.

Come si è preparato?

Non sapevo niente sull’autismo. Quindi andai preparando quello che avevo trovato su Internet, alcuni documentari. Il grande salto che mi ha aiutato è stato incontrare alcuni gruppi di ragazzi con la sindrome e interagendo sono riuscito a cogliere il loro tipo di umanità. Poi la ricerca è stata di trovare il mio Asperger, personalissimo. L’ho cercato un po’, rendendolo mio.

Non hai mai avuto un acting-coach, e che ne pensa?

Non ho mai lavorato con loro, dipende dal tipo di attore che sei e dal progetto. Un bravo attore va lasciato lavorare il più possibile. Spesso dire troppo secondo me blocca un po’ il processo creativo. Io li dirigerei il meno possibile gli attori che amo. Però può essere utile.

Le è mai capitato di vincere un premio?

Il più importante è stato Graziella Bonacci, Nastri d’Argento, per Quanto basta. Poi altri premi…

Quanto sono importanti i premi in una carriera attoriale, in Italia?

Credo sia un riconoscimento che fa piacere, può dare una visibilità in più e favorire il film successivo, ma non sempre. Può essere importante il premio di avere una sala piena che sta vedendo il tuo film, o mio fratello che mi dice che il film gli è piaciuto.

La sua apparenza, il suo volto, hanno mai rappresentato un condizionamento nei ruoli per cui è stato selezionato?

Non credo sia un limite. Chiaramente credo che l’aspetto fisico, il corpo porta di per sé delle storie. Trasmette un viso, uno sguardo, delle qualità diverse, delle suggestioni, emozioni diverse. Credo anche di avere tante facce e tanti corpi diversi. Abbiamo possibilità espressive molto ampie. Quindi mi piacerebbe cambiarlo anche l’aspetto fisico. Essere camaleontico, aderire col corpo a un certo tipo di personaggio.

Per quanto riguarda l’aspetto dell’immagine pubblica, ha delle agenzie PR o stylist che si occupano di questo aspetto?

Seguo il mio gusto, mi capita di collaborare con qualche ufficio stampa per delle uscite specifiche, legate sempre a un progetto. Per ora ho sempre scelto io perché quando mi consigliano non mi trovo così bene. I vestiti…C’è qualcosa che mi piace di quel mondo, dell’abbigliamento, del lusso. Però ho difficoltà a fidarmi del gusto degli altri.

Le è mai capitato di calcare un red carpet?

Sì.

Com’è andata?

Piuma, in concorso a Venezia, era un film con una grandissima alchimia quindi me la ricordo come un’esperienza leggera. Il rapporto con la troupe è fondamentale.

In che senso?

Il rapporto con una squadra influenza il lavoro dell’attore. Devo ritrovarmi in un’ambiente di fiducia e libertà creativa.

Com’è il suo rapporto con i social?

Discreto. Li curo io, li uso in maniera…Forse a metà. Non sono particolarmente attivo, dipende da come mi sento in un certo periodo della vita e cerco di farlo in maniera sincera. Penso sia un mezzo per condividere l’arte, non per farla. Credo che per farla c’è bisogno di vita e di persone. Una cosa importante per un attore è proteggere una sorta di visibilità.

Essere una celebrity può danneggiare la carriera artistica?

Dipende. Non so, rimango affascinato da un certo tipo di mistero che c’è in alcuni attori. E conoscere non tutto è importante. Perché quando si esprime attraverso un personaggio è più misterioso, non l’hai visto il giorno prima su una rivista.

Non le è mai successo che le abbiano consigliato di lasciare i social?

Semmai mi hanno chiesto di scrivere di più.

Come ha influenzato il suo lavoro l’emergenza da Covid19?

Durante il lockdown ho lavorato, un privilegio. Sia nella distribuzione dei progetti che nei casting è esplosa la moda dei self tape e tanti provini li fai da casa.

Le piacciono i self tape?

Preferisco dal vivo perché tra due persone può succedere qualcosa. I self tape sono più freddi. Escludono tutti quei momenti che non fanno parte della scena che, soprattutto per alcuni film, sono importanti.

In che senso?

Tipo entrare nella stanza del provino. Puoi vedere qualcosa di come cammina, come si pone l’attore, fanno parte di un incontro dove il regista può vedere delle cose. Il provino dal vivo è più romantico.

Sarebbe meglio, quindi, tornare ai provini dal vivo?

Certo, per non parlare del teatro!

Luigi Fedele

Luigi Fedele

PROFILO BIOGRAFICO

Luigi Fedele, nato nel 1998 a Pisa, è entrato nel mondo del cinema per caso. A anni esordisce al cinema ne La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010), candidato a Venezia. Per Fedele la recitazione è solo un gioco che diventerà serio a diciotto anni, quando decide di frequentare l’Accademia Silvio D’Amico. L’anno successivo interpreta il protagonista bambino in Cavalli (Michele Rho, 2011), anch’esso candidato a Venezia, con il fratello Alessandro e un’Asia Argento inedita.

Luigi Fedele diventa famoso per l’interpretazione del protagonista Ferro in Piuma (Roan Johnson, 2016)), anch’esso candidato a Venezia. Il suo ruolo in Quanto basta (Francesco Falaschi, 2018), gli vale il Premio Graziella Bonacchi, Nastri d’Argento 2018.

A Esquire (Briscese, 2018) Luigi Fedele ha dichiarato che “ama il cinema ma la sua più grande passione è la street art”. In Quanto basta Fedele interpreta un ragazzo con la Sindrome di Asperger, scelta dettata dall’esigenza di mostrare la sua qualità camaleontica di attore. Nel 2021 interpreta Johnny ne La notte più lunga dell’anno (Simone Aleandri, 2021), con Alessandro Haber e Ambra Angiolini.

Tra i suoi attori modello, per istintività e impegno politico, c’è Elio Germano. Gli piace anche Toni Servillo, per la presenza scenica e “per come incarna il ruolo dell’attore intellettuale nella società”. Tra gli stranieri, è un grande fan di Daniel Day-Lewis: “Il filo nascosto è fantastico” (Torlaschi 2018).

Riferimenti bibliografici

Briscese, Paolo (2018), “Luigi Fedele: ‘Amo il cinema, ma la mia passione è la street art’”, 24-10-2018.

Torlaschi, Valentina (2018), “Luigi Fedele. Bravo Quanto basta”, Bestmovie.it, 30-03-2018.

SPOGLIO DA UNA PROSPETTIVA DI GENERE

Stampa quotidianista

“Venezia, cantanti e paperelle sul red carpet di Piuma”, repubblica.it, 05-09-2016. https://www.repubblica.it/speciali/cinema/venezia/edizione2016/2016/09/05/foto/venezia_cantanti_e_paperelle_sul_red_carpet_di_piuma-147240296/1/?ref=search;

Finnos, A., Ugolini, C., “The dreamers: bravi, carini e molto occupati. La nuova generazione degli attori italiani”, repubblica.it, 17-12-2020. https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2020/12/17/news/the_dreamers_-278274874/?ref=search;

Paloscia, F., "In cucina senza temere la tenerezza", La Repubblica, 7-04-2018, p. 8. (richiamo in prima)

Rau, G., “Una Piuma a Venezia il cinema di Johnson si mette in gioco tra i big del Festival”, La Repubblica, 26 agosto 2016, p. 15;

Rau, G., “Lo chef e il ragazzo. Quasi amici tra i fornelli”, La Repubblica, 26 agosto 2017, p. 11;

Rau, G., Quando lavorare stanca ma diventa una bella storia, La Repubblica, 13-05-2018, p. 15;

Ugolini, C., “Di autismo si può, anzi si deve ridere. Due film e una serie con protagonisti ragazzi Asperger”, repubblica.it, 29-03-2018. https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2018/03/29/news/di_autismo_si_puo_anzi_si_deve_ridere_tre_film_e_una_serie_con_protagonisti_ragazzi_asperger-192282768/?ref=search;

Ugolini, C., “Venezia, i giovani di Roan Johnson leggeri come una 'Piuma'”, repubblica.it, 15-09-2016. https://www.repubblica.it/speciali/cinema/venezia/edizione2016/2016/09/05/news/venezia_piuma_roan_johnson-147212076/?ref=search;

Vitali, A., “Quanto basta: fornelli, amore e sindrome di Asperger. Marchioni: ‘La diversità è una ricchezza’”, repubblica.it, 14-02-2018. https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2018/02/14/news/vinicio_marchioni_quanto_basta-188855595/?ref=search;

Ulivi, S., “Mostra del Cinema di Venezia 2016 Una Piuma fischiata”, corriere.it, 8-09-2016. https://www.corriere.it/spettacoli/16_settembre_06/piuma-fischiata-bc32e64c-739b-11e6-8697-4ca4df3f7e63.shtml;

Stampa periodica specializzata

Mele, S., "Luigi Fedele confessa: 'Non posso proprio farne a meno'".

https://www.youmovies.it/2020/06/30/luigi-fedele-non-posso-farne-meno/

Anania, C., "Luigi Fedele: carriera lanciatissima e vita privata super blindata".

https://www.youmovies.it/2020/10/11/luigi-fedele-carriera-lanciatissima-e-vita-privata-super-blindata/

Torlaschi, V., "Luigi Fedele, bravo Quanto basta".

https://www.bestmovie.it/news/luigi-fedele-bravo-quanto-basta/629967/

Sbaffi, G., "Luigi Fedele, il giovane talento della fiction Io ti cercherò in 3 curiosità".

https://www.donnaglamour.it/chi-e-luigi-fedele/curiosita/

Chiaranda, R., "Luigi Fedele, chi è l’attore di Io ti cercherò? Vita carriera e curiosità".

https://www.lettoquotidiano.it/2020/10/19/luigi-fedele-chi-e-lattore-di-io-ti-cerchero-vita-carriera-e-curiosita/

Maggesi, N., "Luigi Fedele, Ettore di Io ti cercherò: uno spirito libero con il ‘fuoco’ dell’attore".

https://www.ciakgeneration.it/luigi-fedele-ettore-io-ti-cerchero-intervista/

Dugato, I., Luigi Fedele: «Io ti cercherò? Il ritratto di una gioventù autentica».

https://hotcorn.com/it/film/news/io-ti-cerchero-intervista-luigi-fedele-serie-canale-5/

Pogliani, F., "Luigi Fedele: Io ti cercherò come inno a 'una gioventù che lotta'"

https://www.tvserial.it/io-ti-cerchero-intervista-luigi-fedele-video/

Rotocalchi

Briscese, P., "Luigi Fedele: 'Amo il cinema, ma la mia passione è la street art'".

https://www.esquire.com/it/cultura/film/a24109994/luigi-fedele-attore/

Stampa periodica di moda

Anonimo, "Luigi Fedele, Piuma".

https://www.vogue.it/news/notizie-del-giorno/2016/09/06/luigi-fedele-piuma

Condividi